L’avvocato di uno dei ricorrenti al processo Foodora: “È la conferma che i diritti esistono”. Scorriamo la situazione a gennaio 2019.
Chiedevano il riconoscimento della subordinazione del rapporto di lavoro. Un’istanza che in primo grado, lo scorso giugno, era stata respinta per tutti e 5 i rider della multinazionale tedesca. Ma ora la decisione è stata ribaltata dai giudici della Corte d’Appello di Torino, che hanno sancito il diritto dei ricorrenti ad avere una somma calcolata sulla retribuzione stabilita per dipendenti del contratto collettivo logistica-trasporto merci (tredicesima, ferie e malattie pagate). Respinta invece la richiesta di riconoscere la sussistenza del licenziamento discriminatorio. “Non possiamo non dirci soddisfatti – ha commentato Giulia Druetta, uno dei legali degli ex fattorini Foodora -. La sentenza dimostra che non eravamo dei pazzi quando affermavamo che queste persone avevano dei diritti. È la conferma – ha aggiunto – che i diritti esistono“.
In aula l’avvocato Sergio Bonetto, un altro legale dei ricorrenti, aveva detto: “Questa azienda è riuscita nell’impresa di costruire un meccanismo tale per cui questi fattorini venivano pagati meno di quello che, all’epoca, era la metà del corrispettivo di un voucher per lavoro occasionale. Una miseria. Sulla carta la gestione dei collaboratori da parte di Foodora era leggerissima e deregolata. Nella pratica era piena di obblighi“. Al contrario i legali dell’azienda hanno ribattuto che “si trattava di prestazioni a intermittenza che non possono essere ricondotte nella disciplina del lavoro subordinato. In azienda, peraltro, operavano dei fattorini impiegati in questa forma; e ad alcuni dei ricorrenti erano stati proposti dei contratti analoghi”.
Glovo compra Foodora Italia
A novembre scorso la notizia in cui Foodora ha deciso di lasciare il mercato italiano per puntare su paesi in maggiore crescita che garantiscono migliori condizioni di sviluppo. Verrà acquistata da Glovo, altra compagnia di food delivery. Delivery Hero, la holding che controlla Foodora, ha anche quote di Glovo. Risulta il primo azionista di minoranza, dopo un investimento di 51 milioni di euro quest’anno. Pari al 20% della società.
Dopo quest’accordo duemila ciclofattorini rischiano di rimanere senza un posto di lavoro perché la multinazionale spagnola non è obbligata ad assumerli: non sono dipendenti. Perderanno comunque i benefici che avevano con Foodora: addio a contratti co.co.co. (collaboratori coordinati e continuativi) e retribuzioni fisse.
Tutelati 50 dipendenti
Secondo uno studio aggiornato al 2016 dell’Inapp, centro ricerche del ministero del Lavoro, Foodora, annovera tra le sue fila circa 50 dipendenti e 2mila rider assunti con un contratto di collaborazione. Di questi soltanto i primi 50 verranno tutelati nel passaggio a Glovo, in quanto inquadrati come lavoratori subordinati e non autonomi come i fattorini. Sempre secondo queste stime, quasi la metà dei fattorini sono giovani studenti che fanno questo lavoro per arrotondare, ma se per loro questo licenziamento improvviso potrebbe non rivelarsi un problema, non si può dire lo stesso per l’altra metà. Trattandosi di un allontanamento senza una formale riduzione di organico non sarà neanche un vero e proprio licenziamento collettivo e non vi sarà alcuna trattativa con i sindacati.
Foodora e Glovo
Foodora, nata in Germania nel 2014, parte di Delivery Hero che ne detiene il marchio, è presente in Italia dal 2015 – prima a Milano e Torino, poi a Roma e Firenze e ora anche a Bologna e Verona – con una fitta rete di partner commerciali. Glovo opera in Italia in 12 città, mentre in tutto il mondo è attiva con i suoi servizi in 76 città e 20 Paesi. Fondata a Barcellona nel 2015, la startup si occupa della consegna di una grande varietà di beni, dal food alla spesa, dai fiori ai vestiti della lavanderia, alle medicine, fino ai libri per l’inizio scolastico.
“La diversificazione della nostra offerta di consegne on demand, estesa a ristoranti, supermercati, farmacie e negozi di ogni genere è un approccio di business che ci ha premiato sul mercato – commenta Matteo Pichi, Country Manager di Glovo Italia. L’obiettivo di Glovo è di crescere nel mercato europeo e del Mediterraneo e l’Italia è una delle teste di ponte di questo processo.
Spinta alle aggregazioni
Glovo ha alle spalle fondi istituzionali che hanno iniettato 115 milioni di euro di risorse fresco nell’ultimo round di finanziamento, il terzo, a luglio. L’operazione con Foodora rientra in un movimento di mercato che spinge alle aggregazioni, considerati i ricavi inferiori agli alti costi di gestione del servizio. Di recente la piattaforma italiana Sgam-Mymenu ha comperato la milanese Bacchette e forchette per consolidare la sua posizione. E a livello globale l’agenzia Bloomberg ha riferito di un interesse di Uber su Deliveroo. La prima ha il suo braccio per le consegne, Uber Eats.
Per Antonio Aloisi, Max Weber post doctoral fellow allo European University Institute e docente a contratto all’università Bocconi di Milano, “il mercato italiano risulta appetibile”. E aggiunge: “Questo è un settore mercuriale, che cambia rapidamente. Ma c’è una volontà di creare concentrazioni a fronte di un modello di business decentralizzato. C’è un’aspirazione a concentrarsi verso un oligopolio, che non è un bene dal punto di vista delle leggi di business, perché respinge i nuovi entranti e crea barriere all’ingresso”.
Fonti:
- Acquisizione Foodora: wired, repubblica
- Rider senza lavoro: ilfattoquotidiano, tg24